2007 "LA CONCESSIONE DEL TELEFONO" di A.CAMILLERI E G. DIPASQUALE con TUCCIO MUSUMECI E PIPPO PATTAVINA
Dopo il successo ottenuto dalla trasposizione del Birraio di Preston, realizzata per lo Stabile nella stagione 1998/99, l'autore del romanzo e il regista dell'opera tornano nuovamente insieme per riproporre al pubblico teatrale nazionale una nuova avventura dai racconti camilleriani: La concessione del telefono. È questo, fra gli ultimi romanzi di Camilleri, uno dei più divertenti: una specie di commedia degli equivoci e degli imbrogli, che trova la sua ambientazione ideale in un'isola, come la Sicilia, terra di contraddizioni. Ma questa Sicilia è la Vigàta dello scrittore agrigentino, che diventa ogni volta metafora di un modo di essere e ragionare le cose di Sicilia.
L'equivoco, che ridicolmente fa da motore all'intera vicenda, è lo scambio tra due lettere dell'alfabeto, la M e la P. Il protagonista, Genuardi Filippo, per ottenere la concessione di una linea telefonica per uso privato, fa domanda formale al prefetto di Montelusa, denominandolo Vittorio Parascianno anziché Marascianno come in realtà il prefetto si chiama. Da qui nasce una storia complessa, sempre in cui equivoci e imbrogli non si contano più e che coinvolge: il Genuardi, siciliano qualsiasi, e la sua famiglia; i vari apparati dello Stato, ovvero Prefettura, Questura, Pubblica Sicurezza e Benemerita Arma dei Reali Carabinieri; don Calogero Longhitano, il mafioso del paese; la Chiesa; quei compaesani, siciliani qualsiasi, che involontariamente capitano sulla strada di Pippo Genuardi. Alla fine gli equivoci sembrano chiarirsi: Genuardi è assolto sia dall'accusa di essere socialista che dal tentato omicidio.
Reali Carabinieri, Questore, Delegato, don Lollò sono i personaggi seri del romanzo; tutti gli altri, anche il Genuardi e lo stesso don Nené, uomo onesto ed equilibrato, sono descritti, almeno una volta in atteggiamenti comici. Anche il dramma finale è filtrato nei toni della commedia. Don Nenè è visto attraverso gli occhi della moglie Lillina, che, non sapendo la causa del comportamento del marito, lo descrive come "pazzo, i capiddri dritti, gli occhi sbaraccati".