2000 "IL SUICIDA" di MICHELE SERRA con LUCA DE FILIPPO regia di A.PUGLIESE TEATRO ELISEO Introduzione allo spettacolo con intervista al Presidente di PIPPO BAUDO
Un disoccupato. Le sue donne (la moglie, la suocera). E il habitat (il caseggiato, promiscuo e impiccione, dove i tre vivono). Ambientato nella Mosca degli anni Venti, "Il suicida" di Nicolaj Erdman è un'acida, ferocissima farsa sociale. Assolutamente esilarante l'equivoco che fa da innesco alla trama: Semion si chiude nel cesso per mangiarsi in santa pace, finalmente solo, una salsiccia. Ma i suoi cari, convinti che la salsiccia sia una pistola, credono che egli voglia uccidersi sparandosi in bocca. Pur se posticcio, lo status dell'aspirante suicida conviene al mediocre Semion, finalmente al centro dell'attenzione generale, blandito, coccolato, perfino stimato, e conviene agli altri personaggi, ciascuno dei quali cerca di volgere a proprio vantaggio il significato del presunto "tragico gesto", ammantandolo, a seconda delle convenienze, di significati ideologici, romantici, politici, protestatari. Di qui, con un ritmo incalzante, si dipana una spietata commedia macabra, che eleverà il pavido Semion al rango di involontario eroe e/o di agnello sacrificale, e metterà a nudo, negli altri, la grettezza e l'ipocrisia che muovono l'interesse umano. Fino al finale, fulminante e tragico, che lascia intendere come altrove (su un altro palcoscenico…?) si sia compiuto davvero il dramma che qui si sta solo recitando. La brillante costruzione satirica di Erdman è pregna, come sempre accade alla grande satira, di spirito tragico. Sullo sfondo il tracollo delle speranze rivoluzionarie, il cinismo e l'impotenza che ne conseguono. Non la repressione (che pure così Erdman, costretto al silenzio fino alla destalinizzazione), ma la totale perdita di senso di ciò che si dice, di ciò in cui si crede, e nel "Suicida" la conseguenza più implacabile del fallimento degli ideali. Sulla base di una nuova traduzione dall'originale, Luca De Filippo ha proposto a Michele Serra di riadattare il testo per la sua compagnia. La possibile empatia Napoli-Mosca (due metropoli della disillusione), e la sorprendente modernità di una storia che parla di disoccupazione, e di dignità perduta, hanno facilmente contagiato Serra, convinto da sempre che non sia possibile esprimersi "comicamente" senza confrontarsi con la tragicità e la miseria dei comportamenti umani. La satira politica è appena una branca specialistica della satira sociale, il cui sguardo allarga di molto la visuale sulle ragioni dell'umana ridicolaggine. Nel testo di Erdman il potere è appena accennato, mentre sono descritte a fondo le debolezze dell'uomo della strada, le maschere sociali, la crudeltà che domina nei rapporti interpersonali. Questa qualità è parsa a De Filippo e a Serra straordinariamente moderna, e anche piuttosto controcorrente rispetto agli stili comici correnti, che tendono a sbertucciare il potere (con poco rischio, in tutti i sensi) ma a trascurare la grottesca, malinconica dismisura dei comportamenti quotidiani.