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DISTACCO POSTERIORE DEL VITREO
Dott. Domenico Napoli - Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo.
La prevalenza del DPV aumenta con l’età, con leggera ma non significativa prevalenza per il sesso femminile.
E’ presente almeno nel 27% dei soggetti tra i 60 ed i 69 anni, e nel 63% dei soggetti oltre i 70 anni. In due terzi dei pazienti che presentano un DPV in un occhio, il fenomeno si presenta nell’occhio controlaterale nel volgere di due anni o meno in base all’avanzare dell’età. I miopi tendono ad anticipare questo fenomeno di almeno 10-15 anni rispetto ai non miopi. E’ probabile ma non statisticamente verificato che il DPV compaia più frequentemente nei mesi estivi quando l'organismo perde piu' liquidi e va incontro a disidratazione.
Il corpo vitreo è una sostanza gelatinosa, viscosa, perfettamente trasparente, che occupa la cavità posteriore del globo oculare, tra il cristallino e la retina. La trasparenza del vitreo è determinata dal rapporto tra le molecole d’acqua e le componenti ultrastrutturali, come le cellule presenti (per lo più fagociti), il collageno tipo II, le glicoproteine, l’acido ialuronico, e dalla particolare disposizione delle fibrille collagene e delle molecole proteiche complesse (glicosoaminoglicani).
Il vitreo in condizioni normali e' a stretto contatto con la retina, ma solo in alcuni punti di essa come l’ora serrata (all’estrema periferia retinica), la fovea, il nervo ottico ed i vasi l'adesione e' forte.
L'eta', la miopia, i traumi contusivi anche modesti, e le infiammazioni del bulbo oculare possono dare delle alterazioni del vitreo : liquefazione (sinchisi) e collasso (sineresi), entrambi portano al distacco posteriore del vitreo (DPV), vale a dire l’allontanamento progressivo del vitreo dalla superficie retinica. E’ generalmente accettato che il primo evento del DPV inizi nella porzione centrale e superiore del gel vitreale e può essere riconoscibile, ad un esame oftalmologico, per la presenza di spazi vuoti o lacune che finiscono con l’occupare l’intera porzione centrale del vitreo.
La sinchisi o liquefazione vitreale è evento necessario per il DPV, anche se la separazione della jaloide posteriore, una sorta di membrana che delimita il vitreo, si verifica solo quando l’adesione vitreoretinica comincia ad indebolirsi, in particolare a livello della regione maculare e della periferia retinica, anteriormente all’equatore dell’occhio.
Oftalmoscopicamente, segno principale ma non obbligatorio di DPV è la presenza dell’anello di Weiss, frammento anulare di tessuto gliale (cellule nervose), trasportato dalla jaloide posteriore aderente al nervo ottico. In assenza dell’anello di Weiss, evento che capita in un terzo dei DPV, vi possono essere delle difficoltà diagnostiche talvolta legate ai limiti delle tecniche di esame. In tali casi un supporto diagnostico può venire da indagini ausiliarie, come l’ecografia oculare, la tomografia a coerenza ottica (OCT) o l’oftalmoscopia laser (SLO).
La maggior parte dei pazienti affetti da DPV riferisce la presenza di corpi mobili.
Oltre alla presenza di corpi mobili, il DPV è frequentemente responsabile della percezione di fotopsie, vale a dire di “flash” o di “lampi” di luce: tale sintomo impone una attenta valutazione diagnostica estesa ad entrambi gli occhi.
Soggetti affetti da corpi mobili e fotopsie vanno visitati il più precocemente possibile, per escludere la presenza di rotture retiniche. La rottura retinica è solitamente la conseguenza di una trazione sulla retina da parte del vitreo ancora aderente che tende a distaccarsi, e ciò avviene per lo più su aree di retina sottile o affetta da degenerazioni regmatogene, cioè a rischio di lacerazione. In caso di rottura un distacco retinico avviene in una percentuale variabile tra il 28% ed il 35% dei casi, e nel 40% dei distacchi è presente una alterazione retinica regmatogena. L’assenza di lesioni retiniche non esclude che queste possano comparire successivamente, e pertanto è opportuno che il paziente torni per un controllo anche senza una nuova sintomatologia, ancor più se i sintomi ricompaiono o sono diversi dai primi. In particolare un controllo a distanza è indispensabile se sono presenti dense opacità vitreali ed emorragie retiniche nel corso della prima visita. E’ dimostrato che la comparsa tardiva di una rottura retinica, che può essere asintomatica, avviene fino al 30% dei casi e in presenza di una rottura retinica lo sviluppo successivo di un’altra rottura è possibile fino al 12% dei casi.
Una buona idratazione puo' migliorare il fastidio dei corpi mobili; anche antiossidanti ed elettroliti possono aiutare.
Quando i corpi mobili e le opacità vitreali sono mal tollerati o particolarmente estesi e densi, anche in presenza di buona acuità visiva, la chirurgia è da riservare sempre a casi davvero eccezionali. E’ possibile dissolvere le opacità vitreali mediante tecniche di Yag-Laser, ma tale procedura è tuttora controversa a causa di pesanti complicazioni, come emorragie retiniche, emorragie coroideali e distacco retinico. La vitrectomia è una tecnica oggi sufficientemente affidabile, ma i pazienti vanno informati correttamente sul rischio di progressione di una cataratta, di reazioni infiammatorie inaspettate e talvolta importanti, e sul pericolo di distacco retinico tardivo, valutato intorno al 5% dei casi.